Proponiti di respirare coscientemente, molto coscientemente,
senza inibirti, senza vacillare, senza fermarti.
Stabilisci un ritmo armonioso che ti permetta di sentirti
e che produca un certo entusiasmo.

E l’entusiasmo sarebbe invogliarti a respirare,
che oltre al respiro naturale, necessario, vitale,
tu lo senta giusto, giusto per te.
Che ogni respiro ti riempia e ti convinca di te stesso,
Di ciò che sei, di ciò che senti, di quello a cui tanto aspiri.

Quel respiro si installa,
diventa vasto, fino a poterti raggiungere.
Quel respiro sa bene quello che cerca,
quello che vuole e quello che deve trovare.
Inizialmente il tuo Essere, soggetto a te,
permanente in te, nella serenità, aperto, affidabile.

E respiri impercettibilmente.
È lì, è così, quando ti dai,
quando ti dedichi, quando ti consegni,
quando solo vuoi stare con te stesso,
sfumando tutto il resto.

Questa città, quella della furia.
Respira.
Quante volte ti sarai chiesto, quale furia?
Anche perché forse, credevi di sentirla,
tanta furia.

Ugualmente dirai, verso che cosa?
E dovresti cercare, quanta furia conservi,
contro chi? Perché?
Se entri nell’elenco, aspetta,
fai un respiro profondo, con accettazione.

Se vuoi, respira comunque quella furia,
se la riconosci, se l’hai identificata o se lei ha identificato te.
E per chi ci accompagna,
respirate con noi, quello che qui si respira.

Dirai, come la identifico?
Come la rilevo? Come la riconosco? Come è?
Respira di più
Se in qualche modo ci hai già lavorato, respira.
Furioso, a volte il vento, così libero nella sua furia,
così sorprendente, così come quelle arie interiori, le tue,
quelle che conservi, che ti abbattono, che ti colpiscono,
e quelle che a loro volta, colpiscono tanti altri, con cosa?

E si tratta di furia, di furia.
Furia di non sapere, di non saperti.
Furia di non amare, di non amarti.
Furia di non conoscere, di non conoscerti.

E respira, perché se sei qui oggi
è perché vuoi qualcosa.
E, senza impormi, mi porti, con le tue arie,
a cercare almeno di farti riconoscere qualcosa.

Quindi respirando, riconosci questo momento, questo istante,
questa tua pulsazione, questo tuo battito, questo contatto, per cosa?
Per far si che la tua furia possa essere portata via, lontano da qui.
lontano da qui.

Fai un respiro profondo, con tutto te stesso, profondo.
Non trattenerti, sii travolgente,
con i tuoi propri respiri.
Sii libero, con i tuoi propri respiri.
Che tu sappia svuotarti e che avvenga quell’incontro,
con un giusto vuoto, un vuoto immenso, incalcolabile.

E che il tuo respiro ce la possa fare (con te)
E che il tuo respiro ce la possa fare
E che il tuo respiro ce la possa fare

E da un tale vuoto, così insondabile,
stabilisci uno scopo:
saper riempirti questa volta,
di tutto e con tutto ciò che ti benedice.
Fai che questa città sia benedetta,
benedetta per te, benedetta per l’altro.
Benedetta.

Dirai in ogni caso, in cosa potrebbe consistere una tale benedizione?
Nel fatto che sei e respiri qui.
Respira, benedetto come sei.
E non è perché te lo dicono, è perché lo senti.
Dirai ugualmente, come si sente ad essere benedetti?
Conoscerti, più che sentirti, conoscerti.

Dirai ugualmente, conoscere cosa?
L’Essere che sei, ciò che sei, ciò che respira,
che sa e vuole respirarsi,
che si occupa del suo respiro e che sa è benedetto,
nella tua città, nella tua città benedetta.

E così, respirerai liberamente,
dal tuo Essere, essendo, sentendo
e agendo come si deve.

Dimmi che saprai respirare così.
Dimmi che lo vuoi, perché ne hai bisogno.
Ringrazio questo respirare con te,
questo modo di sentire il tuo Essere,
cosa sei e dove sei.

E sai una cosa?
Respiro bene, respiro a mio agio, respiro con fede,
mi sento benedetta ed è grazie a te.
Respira bene, respira di più, respirati.
Abbi fiducia in te stesso, amati di più.

Om Namaha Shivaya